venerdì 6 novembre 2009

Alimentazione sostenibile


Il decalogo
1. Biologico (privilegia la qualità)
Il metodo di coltivazione e allevamento biologico è la cosa più sostenibile che abbiamo al momento. È già pronto, codificato, applicato, i prodotti sono distribuiti in modo ragionevolmente ampio. Forse in futuro si potrà andare molto oltre, ma adesso è un buon punto di partenza. Il biologico può essere certificato in modo ufficiale, o autocertificato dal produttore se stabilite con lui un rapporto relazionale di fiducia.


2. Alimenti integrali
Consumate alimenti integrali più spesso che potete, l’insieme è più utile dei componenti singoli, meglio la farina integrale (biologica – vedi punto 1) che una brioche seguita una barretta alla crusca a metà mattina. Le fibre sono importantissime e ci proteggono da un sacco di guai. Meglio una carota che una pastiglia al betacarotene, ecc.
3. Poca carne molta verduraMeno carne mangiamo, meglio è. Meno mucche mangiamo, meglio è. La nostra dieta deve essere sbilanciata nei confronti dei vegetali che devono essere la parte preponderante dell’alimentazione.
4. Olio d’oliva e burroLa qualità dei grassi che ingeriamo è molto importante. Non sono così dannosi come immaginiamo, ma solo se contengono le molecole giuste. Per non sbagliare usate principalmente olio extravergine d’oliva e burro (integrali e biologici), gli oli di semi invece vanno limitati il più possibile o evitati del tutto. Anche lo strutto non è male, specialmente nelle fritture. Ovviamente i grassi sono molto calorici, quindi non esagerate.
5. Alimenti riconoscibili, non trasformati
Immaginate di andare a fare la spesa con il nostro amico australopiteco seduto nel carrello: tutto quello che lui non riconoscerebbe come cibo, cercate di evitarlo. Le crocchette di pollo impanate lui ve le tirerebbe in testa, così i rollé di carne dalla forma assurda, e quasi tutti i prodotti in scatola o confezionati.
6. Pochi ingredienti, meglio unoOvviamente rispettare la regola 5 non è facile, quindi se comprate qualcosa che l’australopiteco non riconosce perché è confezionato, almeno guardate la lista degli ingredienti: la condizione ideale è che ce ne sia uno. Ad esempio in una scatola di piselli trovare l’ingrediente “piselli” e basta. Più la lista di ingredienti si allunga più aumentano i problemi potenziali sia sul lato a valle del prodotto (ovvero del consumo) sia su quello a monte (ovvero dell’impatto ambientale).
7. Cucina tu!
Se proprio non puoi fare a meno delle crocchette di pollo impanate (vedi punto 5), falle tu. Cucina con semplicità, partendo da ingredienti scelti secondo i criteri precedenti e successivi. Saprai cosa stai mangiando.
8. Niente confezione (e porta la sporta)
Ne abbiamo già parlato, ma meglio ribadire, tutto ciò che ha una confezione appartiene a un livello del sistema alimentare che va trattato con le molle. Fino a pochissimi anni fa nessun alimento primario aveva una confezione e nessuno ci trovava nulla di strano. Il confezionamento è strettamente legato a esigenze industriali (il prodotto deve durare a lungo, deve viaggiare molto, deve raccontarsi a chi lo compera, ecc.)
9. Fresco, locale, autoprodottoMeglio fresco che conservato, tendenzialmente meglio locale (per abbassare l’impatto ambientale e aumentare le possibilità di controllo e di relazione con il produttore), se te lo produci tu nell’orto è il massimo della ripresa di contatto, responsabilità e coscienza della tua alimentazione.
10. Bevi acqua del rubinettoÈ buona e sicura è un miracolo del progresso che diamo per scontato e che dobbiamo cominciare ad apprezzare. L’acqua minerale in bottiglia (di plastica, ma anche di vetro) è totalmente insostenibile sotto il profilo ambientale

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